La Fecondazione assistita o PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) compie 15 anni il 10 marzo. Ma ci sono ancora tabù sulla questione e purtroppo la legge italiana non è ancora chiara e perfetta. Esistono ancora molti divieti che impediscono a tante coppie di diventare genitori.
La prima “bambina in provetta” è nata oltre 40 anni fa. Era il 25 luglio del 1978, infatti, quando nacque Louise Brown, in Inghilterra. Nella nostra Italia la prima è stata Alessandra Abbisogno, nata nel 1983. Ma ci sono voluti anni per aggiornare e modificare questa legge.
La Fivet in Italia compie 15 anni
Il 10 Marzo 2004 è stata firmata la Legge 40/2004 sulla fecondazione assistita. La Corte Costituzionale ha rimosso il divieto per le coppie fertili con patologie genetiche di accedere alla procreazione medicalmente assistita (PMA). In questi quindici anni la norma è finita per ben 38 volte dinanzi ai Tribunali, 5 volte dinanzi alla Corte Costituzionale con quattro dichiarazioni di incostituzionalità e una decisione in cui si chiama il Parlamento a legiferare sulla donazione alla ricerca scientifica degli embrioni non idonei per una gravidanza.
La Corte europea di Strasburgo ha ritenuto la legge italiana incoerente con quella sull’aborto, tanto che ha fatto scalpore, a novembre 2017, la decisione del tribunale di Cagliari che ha obbligato l’Ospedale Microcitemico della città sarda a procedere con la diagnosi pre-impianto su un embrione ottenuto in provetta da una donna portatrice di talassemia.
Le conquiste e nuove battaglie
Sul fronte dei progressi si ricorda la cancellazione di una serie di divieti: il divieto di fecondazione di più di tre ovociti, quello di un unico e contemporaneo impianto di tutti gli embrioni prodotti. Il divieto di tecniche eterologhe e quello di accesso per coppie fertili portatrici di patologie genetiche che hanno bisogno di fare indagini diagnostiche pre-impianto.
Resta invece la battaglia sugli ultimi divieti: la possibilità, oggi negata, di destinare alla ricerca scientifica gli embrioni scartati dalla PMA e quella di rendere accessibili queste tecniche a tutti coloro che ne fanno richiesta, in particolare single e coppie dello stesso sesso. Su questo fronte, a Maggio la Corte Costituzionale si dovrebbe pronunciare, proprio sul caso di una coppia dello stesso sesso.
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