L’applicazione tra le più usate durante il lockdown da coronavirus sfruttata anche per attacchi razzisti, pornografici e violenti nelle videocall. E la funzione “Directory aziendale” rischia di diffondere i profili privati degli utenti
Rubriche di sconosciuti
Il problema non si è manifestato con Gmail o altri grandi servizi mail, ma con quelle fornite da piccoli provider. “Se ti iscrivi a Zoom con un provider non standard (ossia non Gmail o Hotmail o Yahoo), allora ottieni informazioni su tutti gli utenti iscritti a tale provider: i loro nomi completi, i loro indirizzi email, la loro immagine del profilo (se ne hanno) e il loro stato. E puoi chiamarli in video”, ha spiegato Barend Gehrels alla testata. Da sottolineare comunque che per l’attivazione della chiamata l’utente deve accettare l’invito dello sconosciuto – sulla falsariga di quanto avviene con i messaggi Whatsapp o Telegram.
Le incursioni di troll
La ricercatrice del Shorenstein Center dell’Harvard Kenney School, Joan Donovan, ha raccontato che lo Zoombombing sta diventando una sorta di gioco. Alcuni studenti hanno iniziato a condividere i link delle sessioni di videoconferenza scolastica sulla piattaforma VoIP dedicata al mondo dei videogiochi Discord.
Il tema di fondo è che Zoom, come impostazione predefinita, permette a tutti i partecipanti di una sessione di condividere il proprio schermo senza permesso. A quel punto basta disporre del link di un evento per accedere e creare scompiglio. Ormai vi son veri e propri gruppi su Facebook e chat in Discord dove vengono scambiati link per organizzare incursioni.
Razzismo e pornografia
Un altro caso eclatante è quello di Dennis Johnson, che durante la sua dissertazione finale per ottenere il dottorato alla California State University è stato oggetto di un attacco razzista. “Sono di colore, un laureato di prima generazione del Southside di Chicago,che ha lavorato diligentemente per arrivare al 26 marzo”, ha spiegato. “Mentre terminavo la sezione di analisi storica sull’oppressione dei neri all’interno del sistema educativo americano, ho notato un punto rosso sul mio computer.
Johnson ha spiegato di aver raccolto altre testimonianze di incursioni razziste veicolate tramite zoombombing, ma i referenti di Zoom non sembrano aver adottato contromisure adeguate. Ecco quindi la decisione di attivare una petizione online per convincere l’azienda ad agire: sono già state raccolte oltre 27mila adesioni sulle 30mila previste.
La replica di Zoom
Zoom Video Communications è stata probabilmente colta in contropiede da questo successo improvviso, anche perché è nata nel 2011 per rivolgersi all’utenza aziendale, non certo consumer. Si spiega così probabilmente la sua ritrosia a cercare di moderare il comportamento degli utenti come avviene nei più comuni social network. “Con un’adozione così ampia, verranno abusi e impieghi errati, quindi Zoom dovrebbe prepararsi a gestire segnalazioni e reclami”, ha dichiarato al Times Jules Polonetsky, amministratore delegato del Future of Privacy Forum.
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