Cosa è successo in quel ristorante?
La ricerca ha dei limiti, per esempio, non è stato fatto un esperimento per simulare come il virus viaggia nell’aria. Ma ci aiuta a capire quali saranno le criticità che i locali pubblici dovranno affrontare alla loro riapertura. I sistemi di ventilazione, in particolare, creano dei complessi flussi d’aria che mantengono il virus in sospensione, quindi la distanza minima di due metri dalle altre persone non è sufficiente.
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Anche la durata della permanenza nei locali può aumentare il rischio. Più a lungo le persone restano in un’area contaminata, più rischiano di inalare aria infetta. E non si può mangiare indossando una mascherina.
Resta il fatto che non tutti si sono ammalati in quel ristorante. Questo schema riporta la posizione dei tavoli e le persone contagiate (in rosso):
Il 24 gennaio cinque membri della famiglia A – così designata nello studio – sono andati a pranzo insieme. Avevano lasciato Wuhan il giorno prima della chiusura totale. Nelle ore successive, una donna di 63 anni (in giallo nello schema) ha cominciato ad accusare febbre e tosse, ed è andata all’ospedale, dov’è risultata positiva al nuovo coronavirus.
Nell’arco di due settimane altre nove persone che avevano mangiato allo stesso piano del ristorante sono risultate positive. Quattro erano suoi parenti, che avrebbero potuto essere stati contagiati in un altro momento. Ma per gli altri cinque il ristorante è stata la fonte dell’infezione.
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Le altre famiglie contagiate sedevano nei tavoli vicini, ma a essere infettate non sono state necessariamente le persone che sedevano più vicino alla famiglia A. Come mostra il disegno, nella famiglia C si sono ammalate due persone che sedevano sotto il condizionatore. L’ipotesi è che siano state raggiunte dal virus perché l’aria soffiata dalla macchina rimbalzava sul muro di fronte e una corrente, a questo punto carica di virus, tornava indietro.
Tra gli altri avventori del ristorante risultati positivi ai test non tutti hanno sviluppato sintomi, ma hanno dovuto passare un periodo in quarantena.
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Lo studio può aiutare a capire come organizzare i ristoranti, ma anche gli uffici e altri posti di lavoro, in un modo più sicuro, tenendo bene a mente come circola l’aria all’interno delle stanze. O a disporre delle lampade germicida a luci ultraviolette per distruggere le particelle contaminate.
Fonte: Internazionale
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