Sulla scomparsa di Ylenia la figlia di Albano e Romina pare che un dubbio sia tornato ad alimentare questo mistero.
La figlia di Albano e Romina Power che scomparve circa 5 anni fa dopo essersi gettata nelle acque del Mississippi. Se da una parte Romina Power non ha mai creduto che la figlia fosse morta suicida nelle acque del Mississippi, dall’altra parte Albano e ne è sostanzialmente convinto del fatto che la figlia abbia voluto farla finita dopo essere finita in un giro di droga e brutte conoscenze a New Orleans.
Quando scomparve Ylenia Carrisi, venne arrestato Alexander Masakela ovvero il trombettista che nell’ultimo periodo pare avesse un rapporto piuttosto intimo con la figlia del cantante di Cellino San Marco e con il quale quest’ultima condivideva la stanza d’albergo.
Nel 1994 la prima testimonianza
La testimonianza considerata più attendibile è quella di Albert Cordova, guardiano notturno dell’Audubon Aquarium of the Americas, il quale riferì di aver visto il 6 gennaio 1994 alle 23:30 circa una ragazza bionda gettarsi nel Mississippi:
“Era seduta sulla banchina di legno con le gambe penzoloni. Bionda, carina, di età fra i 18 e i 24 anni. Indossava una giacchetta scura e un vestito con dei disegni, forse dei fiori, che le arrivava fin sotto il ginocchio. Aveva un’espressione molto triste, depressa. Guardava il fiume. In quella striscia di parco che corre lungo il fiume è proibito fermarsi di notte: la si può solo attraversare. Così appena l’ho vista da lontano mi sono avvicinato fino a uno, due metri. Tutto è durato non più di 30-60 secondi. Le ho detto: ‘Non puoi stare lì, devi muoverti’. ‘Non importa – mi ha risposto – tanto io appartengo comunque alle acque’ e con un balzo si è tuffata nel Mississippi. Le ho gridato di tornare indietro, ma è come se non volesse sentirmi. Continuava a nuotare sicura verso il centro del fiume, senza paura. Quando ho visto che si allontanava sempre di più sono corso a chiamare un agente della polizia fluviale. Insieme abbiamo continuato a urlare, inutilmente. Poi d’improvviso, forse per un crampo provocato dal freddo, ha cominciato a dibattersi, a chiedere aiuto: è andata giù una prima volta, una seconda. Un barcone di passaggio ha creato una specie di mulinello. La ragazza è andata giù di nuovo, ma questa volta non è riemersa. L’abbiamo cercata per ore, con tre motoscafi della polizia e due elicotteri. Non c’è stato niente da fare”.
Nuove testimonianze sul presunto omicidio di Ylenia
Secondo quanto riferito da un detective esperto di cold case, Dennis Haley, l’assassino seriale Keith Hunter Jesperson ,noto come Happy Face Killer, canadese, condannato a tre ergastoli in Oregon, avrebbe riconosciuto la foto di Ylenia, sostenendo che fosse una delle sue vittime, una giovane donna mai identificata e che si faceva chiamare Suzanne (stesso nome usato da Ylenia), Suzy o Susan; egli l’avrebbe aggredita e uccisa mentre Ylenia faceva l’autostop nei pressi di una stazione di servizio a Tampa.
Le autorità della Florida hanno disposto il test del DNA sui resti; a tal fine il DNA del padre Al Bano è stato prelevato e inviato negli Stati Uniti, per verificare se si tratta dell’italiana oppure di un’altra ragazza bionda, una quindicenne statunitense scomparsa nello stesso periodo.
I profili sono stati confrontati con le ossa di una donna, ritrovate ad Holt il 15 settembre 1994. La confessione di Jesperson risaliva al 1996, ma solo con la realizzazione di un identikit mostrato all’uomo, molto simile a quello di Ylenia, lo sceriffo di Palm Beach sarebbe riuscito a riaprire l’indagine, in quanto l’assassino ricordava molto vagamente l’aspetto della vittima.
Romina Power ha invece chiesto il silenzio stampa sulla vicenda.
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