La lettura dell’articolo 1 del nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri che entrerà in vigore il 4 maggio e che regolerà la vita degli italiani per le successive due settimane ha fin da subito sollevato alcuni interrogativi di non semplice risposta.
Primo su tutti: chi sono i “congiunti” che dalla prossima settimana sarà possibile andare a visitare, indossando la mascherina e mantenendo la distanza di almeno un metro?
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Palazzo Chigi ha chiarito per stroncare subito il vespaio di polemiche scatenato da quel termine “congiunti” che nel giro di poche ore è risultato il più cercato sul web. Per congiunti si intendono “parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”. E dunque, dal 4 maggio si potrà andare a visitare non solo genitori, figli, nonni, nipoti e consanguinei o persone a cui si è legati giuridicamente ma qualsiasi persona alla quale si sia legati da una relazione affettiva stabile.
Le visite ai congiunti
È una delle principali novità introdotte dal decreto. Da lunedi prossimo – si legge nel decreto, articolo 1 comma a – saranno considerati “necessari gli spostamenti per incontrare congiunti purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie”.
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Ma che si intende per congiunti? Fino a che grado di parentela si può estendere il termine? Sicuramente i genitori, i figli, le sorelle, i fratelli, dunque i familiari di primo grado? Ma possiamo estendere anche a nonni, nipoti, zii, cugini? L’interpretazione del governo ha ora dato una prima risposta ma nei prossimi giorni verrà emessa una circolare e verranno aggiornate le risposte alle domande frequenti sul sito del governo per dare certezze. Anche perchè è già polemica sulla disparità di diritti. Compagni, conviventi , fidanzati, non legati da alcuna unione civile etero o omosessuale.
Gli spostamenti per gli incontri con i congiunti – questo il decreto lo specifica – sono comunque consentiti all’interno della propria regione. Per andare in un’altra regione bisognerà autocertificare motivi di lavoro, di salute e di necessità.
Fonte: La Repubblica
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