A darne notizia è il New York Post, nel riportare la denuncia dell’associazione No To Dog Meat, sebbene i contorni dell’accaduto non siano al momento chiari. Dal Paese asiatico sono infatti trapelate immagini e video di uno di questi allevamenti improvvisati, ma non è ben chiaro quanto il fenomeno sia diffuso.
Secondo quanto riferito dalla testata statunitense, l’attività in questione sarebbe nata nella città di Hanoi e vedrebbe un commercio perlopiù locale, anche se il rimedio pare venga venduto anche online per alcuni selezionati utenti. Secondo quanto riferito dall’associazione animalista, i gatti neri verrebbero uccisi e le loro carni utilizzate per ottenere un ritrovato alimentare cremoso, che verrebbe fornito soprattutto ai bambini per rinforzare il loro sistema immunitario.
Julia de Cadenet, fondatrice di No To Dog Meat, ha così commentato la notizia:
Sulla vicenda è però intervenuto PolitiFact, testata che ha voluto condurre un breve fact-checking sulla notizia relativa a questi gatti. A quanto pare, sembra che esista almeno un piccolo e rudimentale allevamento per la produzione del rimedio anti-COVID, ma si tratterebbe di un caso isolato. Non ci sono indicazioni che possano suggerire che la pratica sia diffusa in tutto il Vietnam, né che abbia avuto presa tra la popolazione locale.
Naturalmente, si sottolinea come simili rimedi non abbiano alcuna efficacia nel trattare un eventuale infezione da coronavirus, poiché privi di qualsiasi base dal punto di vista scientifico.
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Fonte: PolitiFact
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