Lunedì 17 gennaio è il giorno più triste dell’anno, quello che ormai, anche in Italia, è meglio noto come il “Blue Monday“. Cade sempre il terzo lunedì di gennaio, ma perché coincide con il picco d’infelicità?
Questa “tradizione” è stata resa pubblica, per la prima volta, nel 2005, con un comunicato stampa del canale televisivo britannico Sky Travel, nel quale si spiegava che tale data era stata calcolata attraverso un’equazione.
Secondo questa teoria, quando arriva il Blue Monday, le persone si sentono più tristi, depresse, cupe. E – che sia una trovata pubblicitaria o meno – il Blue Monday è ormai sulla bocca di tutti e, probabilmente, tende ad influenzare anche chi triste non lo sarebbe.
Le origini del Blue Monday
Le origini del Blue Monday risalgono al 2005, in Gran Bretagna. Fu il divulgatore scientifico Cliff Arnall a dichiarare di aver individuato la formula perfetta per analizzare la tendenza dei clienti delle compagnie e delle agenzie di vacanze a prenotare un viaggio.
Arnall analizzava diversi fattori tra i quali la distanza dal Natale e il fallimento dei buoni propositi di inizio anno, tanto che lo psicologo indicava in questo giorno la tendenza delle persone a prenotare un viaggio o una vacanza in condizioni di profondo malumore.
I meme, le foto, gli smile con la bocca all’ingiù si susseguono sui social in questo giorno, gli psicologi dispensano consigli su come affrontare questo buio lunedì, le aziende incentivano gli utenti magari con particolari offerte e anche le agenzie di viaggi ne approfittano invitando i clienti a prenotare un viaggio per tirarsi su.
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