Orario di lavoro e smart working: tanti doveri e pochi diritti. Parla la prof. di diritto costituzionale

In Good Morning Kiss Kiss ieri si sono occupati del mercato del lavoro, in particolare di come si sia trasformato durante il lockdown. Tra le connessioni internet e le varie disconnessioni, l’orario di lavoro e lo smart working, sembra proprio che siano aumentati i doveri e diminuiti i diritti.

Per fare chiarezza hanno intervistato la professoressa di Diritto Costituzionale dell’Università Federico II di Napoli, Giovanna De Minico:

“I diritti sembrano essere rimasti sul posto di lavoro, a casa sono arrivati solo i doveri. Il problema è che come tutti i diritti fondamentali, nel trasporto dall’offline all’online non esiste una disciplina. Si deve ricorrere ad un meccanismo interpretativo. Vanno regolati i diritti avendo come parametro quello che c’era offline ma senza automatismi.

Il diritto del lavoratore è a svolgere la prestazione entro un arco di tempo, non c’è ragione di non riportarlo anche nell’arco domestico. Cambiando il terreno non dovrebbe cambiare nulla. L’orario di lavoro è sacrosanto, anche a casa. Costi della connessione? Non tutto è collocabile sullo stesso piano. Il lavoratore quando presta l’attività lavorativa non si assume costi, dovrebbe accadere lo stesso anche in smart working. E’ il caso, ad esempio, dei costi di connessione ad internet che andrebbero sostenuti dai datori di lavoro.

I diritti di tutti hanno subito una forte compressione ma il danno sociale non è stato simmetrico per la popolazione. L’esempio è quello di chi aveva casa già attrezzata per lo smart working o la didattica a distanza e chi magari ha dovuto sostenere un costo. Questo è un dovere che lo Stato deve adempiere. Tutti sembriamo aver subito lo stesso problema, in realtà le classi più fragili hanno patito il lockdown in maniera più pesante”.

Fonte: kisskiss.it




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