L’associazione di psichiatri americani ha riconosciuto la dipendenza da selfie come una vera e propria malattia, un disturbo mentale chiamata “selfite“. Il fenomeno è caratterizzato da un costante desiderio di fotografare se stessi e condividere immagini sui social network. Infatti la responsabilità di questa compulsione sarebbe da attribuire proprio al mondo di amici virtuali.
Secondo uno studio, fare continuamente “autoscatti” è tipico di chi ha bisogno di una continua approvazione da parte del prossimo, spesso utilizzato da chi ha una bassa autostima.
La patologia è convenzionalmente divisa in tre livelli di disturbo:
- Saltuario. Le persone si fotografano almeno tre volte al giorno, ma non pubblicano le foto sui social network.
- Acuto. La persona si fotografa almeno tre volte al giorno e pubblica le foto nei social network.
- Cronico. La persona diventa ossessionato e prova un desiderio incontrollabile di fotografare se stesso in ogni momento, pubblicando almeno dieci immagini su internet ogni giorno.
Colpisce due individui su tre, oramai è diventata una moda dato che si coniuga perfettamente con le nostre abitudini: in tram, al ristorante, per strada, persino in auto e in ascensore. Per questo sembra non preoccupare più di tanto, ma negli ultimi anni, la cronaca di tutto il mondo riporta di frequente episodi inerenti proprio l’ossessione dei fotografarsi e gli incidenti, qualche volta anche mortali, che ne derivano.
Per sensibilizzare i giovani sulla sicurezza stradale, nel 2015 al Giffoni Film Festival è stato presentato il cortometraggio “Selfie”.
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