Tonno, è pieno zeppo di mercurio: i livelli sono allarmanti, che sia vetro o scatoletta non cambia nulla!

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Tonno, è pieno zeppo di mercurio: i livelli sono allarmanti, che sia vetro o scatoletta non cambia nulla!

Un’indagine recente condotta da BLOOM solleva interrogativi importanti sulla sicurezza alimentare: è emerso che il tonno in scatola, qualunque sia il tipo di confezione, contiene tracce di mercurio. Ma quanto dovremmo preoccuparci per la nostra salute? E perché proprio il tonno risulta essere tra le specie più colpite?

Dove si trova il mercurio: è meglio il tonno in vetro o scatoletta?

Il tonno è uno degli alimenti più diffusi nelle nostre cucine, apprezzato per la sua praticità e versatilità. Ma quanto è sicuro? Un’inchiesta condotta da BLOOM, organizzazione impegnata nella tutela marina, ha rivelato che il tonno in scatola, indipendentemente dal tipo di confezione, contiene sempre tracce di mercurio.

Lo studio ha analizzato 148 confezioni di tonno provenienti da cinque Paesi europei (Italia, Francia, Germania, Spagna e Inghilterra), evidenziando un dato allarmante: il 100% dei campioni risultava contaminato. Oltre metà delle lattine superava inoltre i limiti di mercurio consentiti per altre specie ittiche (0,3 mg/kg). Un caso particolarmente grave è stato rilevato in Francia, dove una confezione conteneva 3,9 mg/kg di mercurio, ben 13 volte oltre il limite per pesci come il merluzzo.

Questo fenomeno è dovuto alla posizione del tonno nella catena alimentare: come predatore al vertice, accumula mercurio dalle prede, rendendolo uno dei pesci più contaminati. La questione non dipende dal tipo di imballaggio, ma dalla biologia e dall’ecosistema in cui vive.

I limiti di mercurio non sono applicabili al tonno?

Secondo BLOOM, i limiti di mercurio consentiti per diverse specie ittiche non si basano su criteri sanitari, ma su ragioni economiche. Per esempio, la soglia per il tonno è tre volte superiore rispetto a quella del merluzzo, una scelta motivata dalla necessità di mantenere commerciabile una delle specie più consumate in Europa.

Ma quali sono i rischi reali? Anche un consumo moderato di tonno può esporre il corpo umano a quantità di mercurio sufficienti a rappresentare una minaccia, soprattutto per il sistema nervoso. Il mercurio, infatti, attraversa facilmente la barriera ematoencefalica e si accumula nel corpo, con conseguenze che possono essere gravi. Studi dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) negli Stati Uniti hanno collegato alti livelli di metilmercurio nel sangue a danni neurologici, in particolare nei bambini e nei feti, il cui sviluppo cerebrale è estremamente sensibile a questa tossina.

Le donne in gravidanza sono particolarmente a rischio: anche dosi ridotte di mercurio possono compromettere lo sviluppo cognitivo e motorio del nascituro, come dimostrato da ricerche pubblicate sul “New England Journal of Medicine”. Negli adulti, il consumo regolare di pesci ad alto contenuto di mercurio, come il tonno, è associato a problemi di memoria e riduzione delle capacità cognitive, secondo studi dell’Environmental Health Perspectives.

Il tonno, essendo un predatore al vertice della catena alimentare, accumula livelli di mercurio fino a dieci volte superiori rispetto a specie più piccole come sardine e merluzzi. Una meta-analisi dell’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) ha evidenziato che un aumento delle concentrazioni di metilmercurio nel corpo è direttamente correlato a un incremento degli effetti neurotossici, spesso irreversibili in caso di esposizione prolungata.

Che cosa si può fare a riguardo?

Le organizzazioni BLOOM e Foodwatch sollecitano un intervento immediato dell’Unione Europea per rivedere le normative sul mercurio nei prodotti ittici. Tra le proposte, spicca l’abbassamento della soglia consentita per il tonno a 0,3 mg/kg, uniformandola a quella di altre specie meno contaminate. Inoltre, chiedono di eliminare il tonno dai menù di mense scolastiche, asili e ospedali, proteggendo così le fasce più vulnerabili della popolazione.

Parallelamente stanno esercitando pressione sui marchi della grande distribuzione, invitandoli a ridurre la promozione del tonno, in particolare di quello con livelli elevati di contaminazione. Questi passi mirano a garantire una maggiore tutela della salute pubblica e a sensibilizzare i consumatori sull’importanza di scegliere alimenti più sicuri.

 

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