Questa è l’università ai tempi del Coronavirus: esami con risposte a tempo e senza aiuricolare con sguardo fisso sulla webcam. Esatto, chi distoglie lo sguardo e chi finge di avere problemi con l’audio non è ammesso.
Le università hanno deciso di continuare ad andare avanti nonostante le varie sospensioni dovute alla crisi Covid-19 e di giocare d’anticipo riguardo la correttezza delle prove.
Sguardo fisso sulla webcam e no a fogli sulle pareti
Basta l’app di Microsoft Teams (o programmi equivalenti come Zoom), un pc, una webcam e una connessione a internet stabile per svolgere un esame universitario da casa. Ci sono, però, delle regole. Tassative.
Partiamo dall’università di Parma che impone ai suoi studenti di individuare un «luogo adatto e decoroso, per esempio seduti alla scrivania».
Nella stanza in cui si sostiene la prova, poi, non devono essere presenti «altre persone» né «libri, quaderni o appunti» con il docente che, a sua discrezione, «potrà chiedere allo studente di inquadrare la scrivania per mostrare che sia vuota e che le pareti intorno siano vuote o comunque senza fogli appesi». I docenti dovranno invitare i ragazzi a «mantenere lo sguardo verso lo schermo, onde evitare la consultazione di materiale non ammesso». Nessuna distrazione, nessuna furbata.
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Condivisione dello schermo del pc
Filippo Stanco, professore associato e presidente del corso di laurea in Informatica all’Università di Catania, spiega che i suoi studenti devono anche «condividere lo schermo – e non una singola finestra – del pc così da vedere cosa fanno nel frattempo». «Il rischio che qualcuno faccia il furbo c’è eccome ma noi cerchiamo di prevenire le loro mosse», aggiunge. Esami online, necessari in questo momento, ma che secondo il professore Stanco non potranno sostituire del tutto quelli tradizionali: «Si tratta di strumenti che continueranno ad affiancarci nella vita tradizione. In futuro la didattica sarà anche online».
Vietato indossare cappelli
E se l’università di Parma chiede agli studenti di «non indossare cappelli mostrando le orecchie così da non utilizzare micro auricolari», quella di Catania li invita a «tenere lo sguardo fisso sulla webcam»: «In qualunque momento il docente potrà chiedere di muovere la telecamera per accertare che lo studente sia solo». Intanto l’Università La Sapienza di Roma «suggerisce di posizionare il tavolo a circa 1,5 metri dalla parete» con lo studente «seduto davanti al pc e con le spalle rivolte alla parete».
Le testimonianze
Giorgia Libero, 27 anni, studentessa di Giurisprudenza, racconta come si svolge un esame orale: «Basta entrare nell’applicazione, nel nostro caso Microsoft Teams, disattivare microfono e webcam, nell’attesa che arrivi il nostro turno, e dunque aspettare che il docente faccia il nostro nome. Prima di dare il via all’esame, però, si viene identificati in una “room” privata per evitare che gli altri colleghi, tutti collegati da casa, ascoltino i nostri dati personali». «Per me era la prima volta. Adottare questi metodi anche dopo l’emergenza non sarebbe affatto male: riduce i tempi ed è molto comodo per noi studenti. Già alle 10 del mattino avevo terminato il mio esame. L’unica cosa che non cambia è l’ansia, quella c’è sempre!».
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Gabriele Lombardo, 27 anni, anche lui studente di Giurisprudenza, lamenta invece la troppa attesa: «Dalle 9 alle 19 collegato, in attesa di fare la prova orale, salvo poi scoprire che non sarei stato esaminato quel giorno perché non ci saremmo arrivati. Eravamo una quarantina. Forse sarebbe meglio predisporre dei turni, non tutti insieme lo stesso giorno».
Miriana Amata, 24 anni, studentessa della facoltà di Terapia occupazionale, nella sede di Troina, in provincia di Enna, in Sicilia, ha sostenuto il 30 marzo prima un esame scritto, poi un orale: «Nel primo caso avevano preparato delle risposte multiple, a tempo, in cui non si poteva nemmeno tornare indietro nella compilazione. Nell’orale, invece, ci chiedevano giustamente di guardare fisso nella webcam». Ma non è tutto oro quello che luccica, tra brusii, echi e connessione internet non sempre stabile: «Non è la modalità perfetta per mostrare quello che hai studiato, ma è una possibilità che l’università ci sta offrendo per proseguire i nostri studi nonostante l’emergenza sanitaria».
C’è anche, raccontano, chi però usa la scusa della connessione internet poco stabile o dell’audio non del tutto chiaro quando non sa rispondere a una domanda. O i cani che entrano nelle stanze degli studenti nei momenti di maggiore incertezza.
Esami scritti
Non solo orali ma anche scritti. L’Università di Pavia, per esempio, ha aperto agli esami scritti invitando gli studenti a «tenere lo smartphone sempre visibile sul tavolo, spento e a faccia in giù». Esame annullato «se uno studente è sorpreso a copiare o se lascia la postazione prima della fine della prova». Il docente, inoltre, può chiedere di condividere lo schermo durante l’esame o di scollegare la tastiera.
Anche le università telematiche si sono adeguate alle nuove modalità di esami a distanza. Tra queste c’è eCampus, che consentirà lo svolgimento delle prove telematiche, scritte, con domande a risposta chiusa, su una piattaforma dedicata. 30 domande in 30 minuti. Vietato utilizzare altri «supporti non autorizzati», con l’invito a «concentrarsi esclusivamente sul monitor». Il docente, comunque, potrà richiedere un «orale suppletivo a chi terrà un comportamento non consono o a chi ha conseguito un risultato superiore a 27/30».
Fonte: Open-online
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