Il Covid-19 è stato isolato anche nelle lacrime e chi usa questi dispositivi, porta più spesso le mani agli occhi. Per questo sono consigliabili lavaggi frequenti e versioni «usa e getta»
Secrezioni oculari
In uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Annals of Internal Medicine, ricercatori dell’Istituto Spallanzani di Roma, partendo da un tampone oculare, hanno identificato il virus nelle secrezioni oculari, dimostrando che è in grado di replicarsi anche nelle congiuntive.
Sappiamo da sempre che esiste un collegamento anatomico: dal sacco congiuntivale le lacrime defluiscono, attraverso un piccolo dotto, nel naso e da qui alla bocca, commenta Paolo Vinciguerra, responsabile dell’Oculistica all’Istituto Clinico Humanitas di Milano. Non a caso quando piangiamo ci soffiamo il naso. Un altro esempio? È ormai stato dimostrato senza dubbio che chi soffre di reflusso gastroesofageo sviluppa col tempo la sindrome da occhio secco perché il reflusso gastrico può giungere a danneggiare la congiuntiva oculare e, di conseguenza, ridurre la normale produzione lacrimale.
Porte di ingresso e fonte di diffusione
Gli occhi potrebbero insomma essere sia la porta di ingresso del virus, sia una fonte di diffusione e come tali meritano tutte le precauzioni del caso. «Senza eccessivi allarmismi, perché è una cosa abbastanza ovvia, prosegue Vinciguerra.
Non è una novità che ci siano oche in provincia di Milano, ma ci si stupisce se attraversano la strada in pieno centro, come accade in questo periodo senza traffico in cui la natura torna a farsi viva anche in città. Allo stesso modo non è poi così strano che si trovino tracce di Covid-19 nelle lacrime, visto che già sapevamo della loro presenza in bocca e naso e considerato che questi organi sono strettamente collegati fra loro».
Le ragioni per cui stare attenti
Questa nuova informazione che cosa comporta? «Semplicemente rafforza il concetto che bisogna fare attenzione, come già si ripete da tempo, a non toccarsi gli occhi con mani non lavate, potenzialmente contaminate, risponde Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico CAMO di Milano.
E un’accortezza maggiore deve averla chi porta lenti a contatto, che è a maggiore rischio d’infezione per almeno tre ragioni: perché le mani possono portare il virus all’occhio e questo gesto è più frequente in chi usa lenti a contatto od occhiali; perché tosse o starnuto di una persona infetta possono veicolare il virus sulle lenti di chi si trova nelle vicinanze (meno di un metro e mezzo di distanza) attraverso le goccioline emesse nell’aria. E, infine, per il fatto che la congiuntiva è una delle vie preferenziali di penetrazione del virus nell’organismo. Per questo motivo pensiamo che sarebbe meglio usare lenti giornaliere almeno fino a quando non passa questa epidemia, ragionevolmente quindi per un anno a partire da ora».
Lenti e montature non ci proteggono
Gli occhiali (da vista o da sole) non fanno da barriera difendendoci da Covid-19? «In realtà il pericolo è sempre in agguato perché si tende a toccarsi spesso il viso per sistemarli, sottolinea Buratto. Inoltre, il virus può depositarsi anche sulle superfici di lenti e montature. Bisognerebbe quindi lavare gli occhiali tutte le sere, con detergenti non alcolici, in modo da non alterare lenti o montatura, e asciugarli con salviettine morbide, sempre monouso». Ancora non è stata individuata una possibile conseguenza di Covid-19 sugli occhi, non si hanno cioè notizie che l’infezione provochi specifici disturbi della vista o malattie oculari.
Bagni al mare e in piscina
Così come non c’è motivo di temere bagni al mare o in piscina, in sé, quando saranno consentiti. «Il possibile contagio non avviene attraverso l’acqua stessa, ma sempre tra persone, spiega Leonardo Mastropasqua, direttore del Centro nazionale di alta tecnologia e della Clinica Oftalmologia al Policlinico universitario SS. Annunziata di Chieti e Pescara. Ovvero ci si può contagiare tramite aria espirata, tosse o starnuti se si sta troppo vicini. Il virus non si trasmette invece tramite l’acqua, anzi è molto probabile che in mare o piscina il coronavirus non sopravviva perché sale e cloro creano un ambiente sfavorevole».
Visite oculistiche
Quanto si rischia andando dall’oculista? «Uno dei primi morti per coronavirus è stato un oftalmologo cinese: un campanello d’allarme per la categoria in tutto il mondo, conclude Mastropasqua. I rischi dell’infezione sono stati chiari fin dall’inizio e da subito, per visite, esami e interventi oftalmici, abbiamo preso tutte le precauzioni necessarie per tutelare sia pazienti che medici».
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Fonte: Corriere della sera
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